Pedagogie del dialogo e della parola

 PEDAGOGIE DEL DIALOGO

E DELLA PAROLA

QUANDO? Dalla seconda metà del ‘900



Queste pedagogie nutrono particolare interesse per la relazione interpersonale

Sono appoggiate da riflessioni filosofiche riguardo l’identità dell’umano, piuttosto che da riflessioni psicologiche.

Secondo i pedagogisti, non basta creare situazioni favorevoli alla crescita biologica e psicologica del bambino liberare le sue potenzialità per educarlo. 

Invece bisogna ricordare che umano non è dotato di tutto ciò di cui ha bisogno per realizzarsi totalmente e ha bisogno di relazioni umane per farlo. Una prova di ciò ne è il fatto che fin dalla nascita bambino ha bisogno della relazione con l’altro, di stabilire un punto di riferimento. Anche per l’educazione, l’umano ha bisogno di sperimentare relazioni positive, semplice e donative, attraverso le quali sperimentare la cura dell’altro e imparare dall’altro.


MARTIN
BUBER:

Ritiene che un'individuo si conosce e si realizza soltanto mediante la relazione.

Non si può riconoscere la propria esistenza soltanto sulla base del pensiero senza sperimentare l’esistenza dell’Altro.

È critico sia verso le pedagogie attiviste sia verso quelle controattiviste; in entrambi i casi manca la relazione intersoggettiva.

L’accesso all’interiorità degli allievi avviene proprio tramite la partecipazione alla loro vita e l’accettazione delle responsabilità che questa partecipazione comporta. 

Attraverso questa via, bambino matura il “grande carattere”, ovvero capacità di rispondere e decidere di fronte alle molteplici situazioni esistenziali in completa autonomia.




ROMANO

GUARDINI:

 l’educazione avviene tramite l’incontro con qualcosa o qualcuno esterno alla propria interiorità.

Guardini si interroga in particolare sull’identità dell’umano contemporaneo e sul rischio che egli possa diventare artefice della propria autodistruzione anziché felicità.

Tuttavia la sua analisi non è pessimistica; secondo lui, dentro di sé l’umano ha ciò che gli serve per non cadere nell’infelicità, a patto che sappia aprirsi all’incontro e non pensarsi come autosufficiente. 


-Cosa intende con l'espressione "incontro"?

Con l’espressione “incontro” intende l’esperienza dell’individuo di uscire da se stesso e vivere le varie manifestazioni della realtà che lo circonda.

Solo così può realizzarsi pienamente.




DON LORENZO

MILANI:

l’educazione avviene tramite la padronanza della parola.

L’Io e l’Altro non esisterebbero senza la mediazione della parola, perché proprio il possesso della parola trasforma l’individuo in persona umana.

La parola è segno della potenza del proprio spirito ed uno strumento per:

-vincere l’egoismo e solitudine dell’Io: attraverso l’apprendimento dell’espressione scritta ed orale

-inserirsi in modo attivo e costruttivo nella realtà sociale: prevede anche riscatto dei ceti popolari

Le sue iniziative educative rispondono ad entrambi gli scopi (importante soprattutto la scuola di Barbiana).



La filosofa Edith Stein e lo psicologo Carl Rogers mettono in luce l’importanza dell’empatia per la realizzazione di sé.

Il rapporto empatico è la possibilità di autentica coeducazione (persona-persona, docente-allievo).




In sostanza, quello presentato da questi pedagogisti è un cammino comune a maestro ed allievo per la realizzazione basato su impegno, sincerità, disponibilità e comprensione.

Autorità e libertà non sono fattori educativi contrapposti

                                                                   BENSÍ  ingredienti di una negoziazione


La parola “piena” (sincera, consapevole, libera) è ricca di significati e va ben oltre la dimensione linguistica, caricandosi anche di intenzionalità emotive, affettive, meditative e religiose.

La partecipazione personale è fondamentale ed è lontana dalla costrizione.

Questa può avvenire soltanto se individuo è libero di mettersi in gioco ed è disposto a confrontarsi poi con i valori autentici proposti (non imposti!) dal maestro.

Questo perché l’educatore che impone divide l’animo dell’allievo in una parte che obbedisce ed una che si ribella. Invece l’educatore dialogico accetta allievo così com’è e intraprende con lui un cammino comune.




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